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LIBERE PROSPETTIVE

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SILENZIO ASSORDANTE

Emma Muntoni

Questa foto incarna il percorso mentale di chi affronta la depressione: la panchina vuota evoca la solitudine profonda; i fogli di giornale sparsi simboleggiano l’abbandono emotivo; l’atmosfera cupa della foto trasmette il senso di smarrimento interiore. Il cantiere, infine, è la ricerca di miglioramento nel caos interiore.

LA PERCEZIONE DEL TEMPO

Gaia Vannimartini

Nel paese di Fara in Sabina, sorge ancora oggi l’ex comprensorio della Croce Rossa Italiana, abbandonata e in disuso ormai da anni. Un luogo che dal XIX secolo ha saputo però ricoprire

incarichi sempre diversi, da convalescenziario per militari feriti in guerra, a preventorio per bambini nelle cui case era arrivata la tubercolosi. Ed è proprio qui che ho scattato la foto, in un piccolo angolo dove alcuni rovi sono riusciti a oltrepassare la finestra e a iniziare il loro percorso all’interno della struttura, imprigionando tutto ciò che incontrano lungo il tragitto. In questo luogo di storia e di ricordi, mi sembrava allora importante immortalare anche lo sforzo della natura. Quest’ultima, anche se lentamente, si riappropria sempre dei suoi spazi, gli stessi che nel tempo vennero usati, e poi dimenticati, dall’uomo.

LA LIBERTA’ DI VIVERE UN SORRISO

Federico Sequino

Osservavo come persone appartenenti a culture lontane dalla nostra condividano la stessa gioia, libertà e voglia di vivere una vita serena.

Queste fotografie sono state scattate con la volontà di aprire una finestra sul mondo, ponendo  l’attenzione su un fatto rilevante, per quanto ci sforziamo di combattere l’altro evidenziando le  differenze, la verità è che siamo tutti più simili di quanto lo neghiamo.

IL CUORE DELLE COSE

Matteo Bellucci

“Il cuore delle cose” è una composizione di 5 fotografie, estratte da un lavoro omonimo più ampio, che segue i primi anni di vita di Jacopo e Giulia, nipoti dell’autore. Ispirandosi alla filosofia taoista, il fiume centrale rappresenta il tao, letteralmente “via”: l’universo stesso e l’energia che lo rende in costante movimento, inafferrabile nel suo continuo divenire. Tramite un dialogo ravvicinato tra le immagini e una connessione tra le forme presenti in esse, “il cuore delle cose” intende esprimere come ogni essere vivente faccia parte dello stesso cosmo. Attraverso la fotografia. l’autore ricerca quelle scintille di universo presenti in ognuno di noi: il non-essere nell’essere.

LA TIMIDEZZA

Giorgia Verrillo

Come un velo di pizzo, protegge e cela, ma non può nascondere del tutto la luce di un’anima che brilla intensamente. Anche se l’inibizione tende a ritirarsi nell’ombra, il vero splendore dell’essere emerge sempre, rivelando una bellezza nascosta e pura.

 

RACHE(LINA)

Rachele Guzzardi

Rachele,94 anni si ammala di A e nel giro di un’anno si lascia andare alla Morte. Questa foto fa parte di un progetto composto da 7 foto che raccontano la malattia A sia veloce nel portare via le persone che ne soffrono.

ESISTERE, 8/9

Sara Pinsone

“Mentre parliamo, se ne va il tempo geloso.”

Orazio, Carpe diem.

Un punto di partenza per una riflessione di natura psicologica, sociale, culturale e funzionale volta alla vita e le sue varie sfumature nel tempo.

COLOSSEO

Michele Arduini

Il Colosseo: ritrovo di migliaia di volti e culture, simbolo di un viaggio cosmopolita che Roma ha intrapreso fin dalla costruzione delle sue fondamenta. I suoi archi racchiudono un diario di espressioni, commenti e legami di chi resta e di chi invece passa solo per una gita: essi studiano ogni giorno la vita nella sua complessità. Ma non solo, anche nella sua semplicità: a volte un solo frammento rubato, un cappello di paglia, uno sguardo nascosto dagli occhiali da sole, una pioggia improvvisa o un sorriso di sfuggita possono rivelare più di quanto non si possa spiegare a parole. L’aria allora si fa densa di uguaglianza e umanità e il Colosseo ne è il custode, saggio e silenzioso.

SORRISI DI CARTA

Ivan Sanna

L’ispirazione al progetto fotografico “Sorrisi di carta” è stata data dal concetto di maschera, topos letterario delle opere dello straordinario drammaturgo siciliano. La maschera è uno strumento che permette di oscurare la propria personalità per far emergere un’identità diversa, separata e inventata; essa è un tipico oggetto di scena del teatro; metaforicamente essa simboleggia quell’identità che ogni individuo sceglie, e nella quale si immedesima, così da poter interpretare il suo “corretto” ruolo all’interno del grande teatro del mondo. L’uomo porta con sé due tipi di identità, ossia quella personale e reale, e quella collettiva assegnatagli dalla società, la quale rappresenta appunto un ruolo, una parte recitata. Esiste, quindi, un numero indefinito di identità collettive che uno stesso individuo può assumere per potersi inserire adeguatamente in ogni diverso contesto comunitario.

Attraverso la maschera, egli offusca il vero sé per adattarsi alle innumerevoli circostanze della vita sociale. Il sorriso di carta, poggiato sul viso malinconico di ogni soggetto ritratto dalla fotocamera di Ivan Sanna, racconta un po’ questo: la maschera che indossiamo davanti agli altri, sia al fine di preservare il nostro io più profondo, sia per impersonare quello che gli altri si aspettano da noi. Talvolta succede, inoltre, che non siamo in grado o non vogliamo comunicare ciò che siamo e che sentiamo in quell’istante e preferiamo, dunque, nasconderci dietro a un sorriso…di carta.

GRAND-ME’RE

Marco Silvestre

Il Progetto in questione è stato strutturato mediante l’utilizzo di Stable Diffusion un sistema di intelligenza artificiale di immagini e successivamente ciascun output selezionato è stato ri-processato sul software per produrre ulteriori output gemelli al fine di ottenere un risultato sempre più fedele alla mia idea, ciascun file è stato poi processato e lavorato mediante photoshop per portarlo ad immagine reale e in seguito tramite un ulteriore software ne ho aumentato la risoluzione. L’intento era di spronare l’intelligenza artificiale ad “immaginare” ricordi della mia infanzia riguardanti mia nonna e questa direzione artistica è stata fondamentale per la struttura di un input per stable diffusion capace di catturare l’estetica neo-realista di quei tempi; il Sistema è stato capace di generare dei flash visivi di

memoria capaci di descrivere la malinconia di quel periodo senza definirne troppo I contorni e ne sono scaturite una serie di foto che tra artefatti e distorsioni hanno mantenuto la genuinità e spontaneità delle mie intenzioni senza dover passare per ulteriori filtri e processi lavorativi che avrebbero danneggiato e sporcato le mie memorie.

EROSIONI DELL’ANIMA

Tommaso di Giovanni

In questa composizione, il seno femminile diviene l’epicentro di una narrazione visiva che va oltre la mera rappresentazione corporea. I contrasti estremi di luce e ombra svelano le molteplici stratificazioni dell’essere umano, immergendoci in un viaggio concettuale attraverso l’intimità e l’identità. L’opera, ispirata dallo sguardo audace di Antoine D’Agata, sfida gli spettatori a esplorare le ambiguità del desiderio e della vulnerabilità umana, svelando le seduzioni e le contraddizioni dell’essenza stessa. In questo scatto,il seno diviene il punto di partenza per un’indagine più profonda sulle erosioni dell’anima e sulle complesse intersezioni tra corpo, mente e spirito.

YOU WILL BREAK BEFORE YOU BLOOM

Serena D’Urbano

Lo scatto nasce dalla curiosità di esplorare la filosofia giapponese del Wabi-sabi la quale parola rimanda originariamente a due concetti: wabi (侘) è la bellezza paradossalmente perfetta caratterizzata da difetti naturali; sabi (寂) rinvia alla caducità e all’invecchiamento quindi al mutamento della bellezza con lo scorrere del tempo. I suoi tre principi fondamentali sono: nulla è perfetto, nulla è permanente, nulla è completo; la bellezza risiede quindi sia nella caducità sia nelle imperfezioni e il Wabi-sabi è qualcosa di inaspettato, che ci sorprende, mostrandoci la bellezza all’improvviso e in ogni cosa. Tale filosofia viene messa in pratica nell’arte del Kintsugi che consiste nel ricomporre ceramiche e vasi incollando ogni pezzo con della polvere d’oro. Ciò funge metaforicamente da presa di coscienza di ogni ferita e cicatrice che impariamo a valorizzarle solo dopo una rottura. “Fiorirai solo dopo esserti spezzato”

GHOSTING

Tommaso Zonato

Ho chiamato questo scatto “Ghosting”, termine che nella società attuale troviamo molto frequentemente, usato per intendere “evitare” o “essere evitati”. In questo scatto è rappresentata una mendicante che sta elemosinando. Mi ha molto colpito perché in quei giorni ero a scattare aRoma per un progetto universitario, e io in quel giorno ero passato da quella via, colma di gente, ripetute volte, eppure, nonostante il numero di persone, il suo bicchiere era rimasto vuoto.Per questo ho scelto di usare la lunga esposizione, per evidenziare il fatto che per quanto per la nostra società sia lei il “fantasma”, i fantasmi nella foto sembrano le persone che la circondano.Ho deciso di realizzare questo progetto basato sostanzialmente su un’emozione:la solitudine. Sentimento che tutti noi abbiamo provato almeno una volta, che sia per scelta o meno.Il concetto che vorrei implementare è proprio questo: quando incontriamo qualcuno da solo per la strada, non conosciamo il motivo per il quale quella persona si sia trovata sola. Pertanto, non sappiamo la sua storia, se in quel caso volesse trovarsi sola per scelta, o se ci si sia ritrovata.Tramite i miei scatti e questo progetto, vorrei riuscire a mostrare quanta solitudine ci circonda per quanto noi non ce ne accorgiamo, magari perché siamo troppo concentrati sulla nostra solitudine e la mettiamo al primo posto. In seguito vorrei entrare nella vita di queste persone, al fine di abbattere questo muro che ognuno di noi innalza intorno a sé.

FLOATING

Simone Patti

La lotta quotidiana per mantenere la propria vitalità e affettività circondati da una realtà sociale fredda e decadente.Il vestito rosso rappresenta proprio la passione e la vita, significato cromatico proprio del colore; la scelta della location amplifica il senso di vuoto e di abbandono, trattandosi di una struttura abbandonata della Croce Rossa Italiana. “Con il tempo ho capito che aver mantenuto la passionalità e l’affettività viva dentro di me, in un mondo sempre piu’ alienante, mi ha salvato la vita”

 

PICCIUTTEDDI

Vincenzo Ciancimino

Scatto realizzato presso il quartiere “Ballarò” di Palermo, racconta il pomeriggio tipico dei “picciutteddi” ( ragazzini in dialetto palermitano) del borgo. In un’epoca dove le strade sono sempre più vuote di ragazzi, questa immagine rievoca momenti che raramente è possibile vivere ad oggi.

 

 

VIAGGI NELL’ASTRATTO

Aurelio D’Amico

E’ un progetto fotografico che trasforma le immagini dei miei viaggi in opere d’arte astratte in bianco e nero. L’obiettivo è creare una serie di tre fotografie che, attraverso l’uso estremo del contrasto, diventano quasi irriconoscibili, invitando gli spettatori a esplorare mondi nuovi e immaginari. Ogni immagine, sebbene derivata da una scena reale, perde i suoi contorni e dettagli originali, trasformandosi in una composizione di luci e ombre che stimola l’immaginazione e la riflessione. Ogni fotografia è una finestra aperta sulla fantasia, invitando lo spettatore a perdersi nei giochi di luce e ombra, a scoprire nuove forme e significati nascosti. “Viaggi nell’Astratto” è un’ invito a riscoprire il mondo con occhi nuovi, lasciarsi trasportare dalla forza evocativa del bianco e nero e a trovare la bellezza nell’indefinito e nell’ignoto.

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